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Il Trentino e la sfida della biodiversità

Di Alessio Manica

Recentemente ho partecipato al Convegno promosso dalla Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) del Trentino dal titolo “Biodiversità, oltre la chimica verso scelte responsabili”. Il tema della biodiversità è strategico tanto per l’agricoltura trentina quanto per il futuro del nostro territorio.

Il passaggio da un’agricoltura di sussistenza ad un’agricoltura intensiva, ha da un lato portato benessere diffuso sul nostro territorio, ma ha dall’altro sancito il passaggio a produzioni che hanno impattato fortemente sull’equilibrio naturale del sistema ambientale – e sul paesaggio - tanto da ridurre la superficie agricola utilizzabile.

Per fortuna la sensibilità degli operatori e dei consumatori si è negli anni evoluta e stiamo assistendo ad una diffusione sempre più ampia di beni agricoli prodotti in maniera sostenibile. Il Trentino in questo ha fatto molto, in primis con il protocollo di produzione integrata; inoltre, il dato sull’incremento della superficie coltivata a biologico rappresenta un segnale di grande importanza, che va sostenuto con azioni concrete.

Le sfide che ci attendono nel prossimo futuro in campo agricolo ed ambientale sono enormi. La prima è sicuramente quella legata al cambiamento – o caos - climatico. Una risposta significativa al cambiamento climatico non può essere cercata nel maggiore impiego di tecnologie e chimica, bensì nel ritorno alle leggi della natura, con la promozione di un’agricoltura biologica e biodinamica, con la riscoperta delle aree di versante e di montagna, con il recupero dei terreni abbandonati ma storicamente vocati alla coltivazione, con l’innovazione produttiva e di prodotto, con la contemporanea riscoperta di varietà storiche e l’utilizzo di nuove varietà resistenti. Solo un sistema territoriale desideroso di sperimentare può vincere questa grande sfida, favorendo contestualmente – per usare le parole del Presidente della CIA del Trentino Paolo Calovi – “lo sviluppo economico, la salvaguardia ambientale e l’equità sociale”.

Un’altra grande sfida è quella legata alla tutela e allo sviluppo della biodiversità. La varietà ambientale è uno dei patrimoni più importanti per l’Italia e per il Trentino: valorizzare la biodiversità significa coltivare la nostra distintività e affrancarci da una logica concorrenziale orientata esclusivamente alla convenienza di prezzo. Per fare questo è necessario imparare a coltivare in modo diverso, più attento alla fertilità dei terreni e alla specificità dei territori, andando oltre la logica della monocoltura attraverso un patto collaborativo tra settori e produttori. La riduzione della chimica passa anche per un approccio all’agricoltura più orientato a logiche produttive di tipo artigianale – produrre meno per produrre meglio – anziché industriale, dove la chimica è spesso funzionale a forzare il sistema naturale affinché produca oltre le sue capacità. Maggiore biodiversità e un’agricoltura pulita sono anche funzionali all’integrazione tra agricoltura e turismo, perché un paesaggio naturale e prodotti sani sono sicuramente due tra i principali elementi attrattivi del nostro territorio.

Per il nostro sistema territoriale la sfida è quella di coniugare un nuovo modello di agricoltura con la capacità di produrre reddito diffuso, e questo può essere fatto solo attraverso la stretta e responsabile collaborazione tra tutti gli attori del sistema, elaborando modelli di sviluppo compatibili con una cultura del limite che è tipica dei territori montani in generale e alpini in particolare. Va costruito un nuovo rapporto tra uomo e natura, che sia rispettoso, innovativo e responsabile, e che consenta al contempo di “trovare un punto di incontro tra agricoltori-produttori e società civile-consumatori” – per usare ancora le parole di Calovi. Servono infine qualità e una reale aspirazione all’eccellenza: solo così un piccolo territorio di montagna può creare valore aggiunto attraverso le proprie produzioni territoriali.

Il Trentino ha tutti gli strumenti per riuscire in questo intento e governare con vantaggio le grandi sfide che l’agricoltura dovrà affrontare nel prossimo futuro.