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Sanità, pericolosa deriva verso la privatizzazione

di Alessio Manica

Editoriale pubblicato in data 06/06/2022 dal Corriere del Trentino

Il diritto alla salute, a essere curati e a una sanità pubblica e universale sono dei cardini su cui si regge il nostro stato sociale. Gli anni della pandemia ci hanno fatto capire quanto i sistemi sanitari siano importanti ma anche fragili. La popolazione è cambiata così come i bisogni. Per questo deve cambiare anche il sistema della sanità pubblica. Negli ultimi anni è emersa una cronica carenza di per-sonale, difficoltà di reclutamento e, anche come diretta conseguenza, una debolezza dei servizi sanitari territoriali e di prossimità, anche in Trentino. A questi problemi la giunta Fugatti in quattro anni non ha finora saputo fornire alcuna risposta, faticando a capire i problemi e ancora di più a trovare delle soluzioni. Molte strutture scontano una forte carenza di personale e alcuni servizi fondamentali hanno chiuso o stanno soffrendo, soprattutto in periferia, dove la scarsa attrattività degli ospedali è per gli operatori ormai certificata. E nulla è stato fatto, al netto dei soliti annunci roboanti, per potenziare la medicina territoriale, l’assistenza domiciliare, i servizi di prossimità. A farne le spese sono i cittadini trentini, in particolare le fasce di popolazione più fragili. A ciò si aggiunge una pericolosa deriva verso una sempre maggiore privatizzazione della nostra sanità, che la Lega sta portando avanti in Trentino come ha già fatto altrove. In queste settimane il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale — come sempre nel silenzio dell’assessora Segnana, da quattro anni grande assente — ha prospettato quale soluzione alla carenza di personale medico-sanitario pubblico l’ingaggio di dipendenti di cooperative e la ricerca di liberi professionisti turnisti. La pandemia ci ha detto che serve più sanità pubblica e più diritto alla salute, e per tutta risposta in Trentino si apre la porta a una sanità sempre meno pubblica. Non va bene. È evidente il rischio di un lento scivolamento verso un processo di privatizzazione «silenzioso». Diversi studi del caso lombardo ci dicono che tra le principali evidenze di quanto successo lì rileva una forte carenza di comunicazione negli anni da parte della Regione rispetto al fenomeno di privatizzazione del sistema sanitario, una continua minimizzazione del fenomeno e una continua dichiarazione di supposta bassa significatività degli esiti del processo di privatizzazione sul sistema. Si è tolto insomma ai cittadini il diritto di decidere consapevolmente che tipo di sanità volessero. In questo quadro si inserisce anche la proposta di riforma dell’Azienda. Condivido in tal senso le preoccupazioni e le parole dell’Ordine dei medici e dei sindacati. È evidente il rischio che si finisca per puntare a una valorizzazione solo formale dei presidi periferici con la conseguenza però sostanziale di un indebolimento del sistema pubblico e la riduzioni della qualità delle cure per i trentini, o peggio a un divario dei livelli di servizio erogati su base territoriale. Sappiamo che la Lega è favorevole alla privatizzazione della sanità, lo ha dimostrato laddove governa da tempo, ma noi non vogliamo che questa cosa accada anche in Trentino, perché un sistema sanitario privatizzato non garantisce i cittadini e favorisce solo chi può permettersi cure migliori, creando ulteriori disuguaglianze sociali. Credo al contrario che sia necessario investire di più nella sanità pubblica, rafforzare il sistema sanitario provinciale, assumere nuovo personale, rafforzare i percorsi di formazione e reclutamento, sbloccare al più presto la costruzione del nuovo ospedale (Not), del campus di medicina e del polo di scienza della vita, potenziare i servizi territoriali, domiciliari e di prossimità e rafforzare la rete ospedaliera e l’integrazione con i servizi territoriali e socio-sanitari, senza perdere ulteriore tempo nel tentativo di dare sostanza a promesse elettorali che si sono rivelate in tutta la loro insostenibilità. Sono passati quattro anni e delle promesse elettorali fatte dalla Lega in ambito sanitario non è rimasto nulla.