Proposta di odg n. 24/74-75-76/XVI – Piano di ripresa e resilienza
Trento, 14 dicembre 2020
Proposta di ordine del giorno n. 24 ai Disegni di Legge n. 74, 75, 76 /XVI
Rivedere il Recovery plan trentino alla luce delle priorità nazionali
Nei giorni scorsi a Bruxelles sono stati approvati il RecoveryFund e il NextGenerationEu, un piano economico straordinario da 1.800 miliardi, il più grande mai messo in campo dalla UE e di cui l’Italia, con 209 miliardi di €, sarà il primo beneficiario. Il Recovery Fund è lo strumento individuato dalla Commissione europea per rilanciare le economie dei Paesi membri dopo la crisi causata dall’epidemia di coronavirus. Per l’Italia, e per le sue articolazioni territoriali, i fondi che arriveranno nei prossimi tre anni rappresentano un’occasione unica e da sfruttare al massimo per rilanciare la produzione, l’occupazione e la crescita economica del nostro Paese. In tal senso, come richiesto dalla UE, il Governo è impegnato con la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che dovrà anche fare sintesi dei molti progetti proposti dalle Regioni e Province Autonome. La scadenza per la presentazione del cosiddetto Piano nazionale di Ripresa e Resilienza è stata fissata dalla Commissione Europea per aprile 2021. La bozza del Recovery Plan italiano finora circolata parla di un Piano nazionale di Ripresa e Resilienza da 196 miliardi di € suddivisi in sei macro aree. Secondo la bozza, alla digitalizzazione e all’innovazione andranno 48,7 miliardi; all'area rivoluzione verde e transizione ecologica andranno 74,3 miliardi; al settore infrastrutture per la mobilità sostenibile andranno 27,7 miliardi; a istruzione e ricerca 19,2 miliardi; sulla parità di genere saranno invece destinati 17,1 miliardi; 9 miliardi andranno al settore sanitario. La bozza del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza specifica inoltre gli stanziamenti finanziari per cluster, 17 in tutto. Il cluster più corposo è quello dell'efficienza energetica e riqualificazione degli edifici e rivoluzione verde, con 40,1 miliardi. Al secondo posto ci sono i progetti relativi a innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione con 35,5 miliardi. Al cluster alta velocità di rete e comunicazione stradale 4.0 sono invece destinati 23,6 miliardi. Ai progetti di potenziamento della didattica e del diritto allo studio sono invece destinati 10 miliardi. Nella parte relativa alla sanità, 4,8 miliardi dovrebbero andare al cluster assistenza di prossimità e telemedicina e 4,2 miliardi a progetti per l’innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria. Come noto, già nei mesi scorsi la Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha definito la proposta trentina per il Recovery Plan italiano. La proposta trentina è stata sostanziata già a settembre scorso in un piano da 2 miliardi e 11milioni di euro, distribuiti su 32 progetti e raggruppati in 8 aree tematiche: dal digitale, agli investimenti su green e sostenibilità, passando per filiere produttive e pubblica amministrazione, poi formazione e ricerca, infrastrutture, tessuto economico, inclusione ed equità, interventi ferroviari e stradali, investimenti per le olimpiadi di Cortina 2026, realizzazione di un acquedotto strategico per la valle dell’Adige, investimenti per il Nuovo ospedale di Trento, un piano acqua per l’agricoltura, mobilità a idrogeno, fondi per il lavoro agile, stanziamenti per ampliare la capienza delle residenze universitarie e ristrutturazione delle strutture scolastiche, e altro ancora. Fin da subito le forze di minoranza e i Sindacati hanno criticato questa proposta, perché troppo frammentaria e poco coerente con una strategia di sviluppo integrato per il Trentino. Anche gli industriali hanno espresso perplessità su questa scelta della Giunta. Il Presidente di Confindustria Fausto Manzana ha infatti dichiarato che non si può “perdere l'occasione del Recovery Fund per elaborare una strategia territoriale, ma è necessario creare alleanze e serve una visione del futuro". E ancora: "Se il Governo sta pensando ad una ventina di cluster, ambiti di azione con 80/90 interventi, il Trentino non può presentarne 32 di piccole dimensioni.” Più recentemente Manzana ha inoltre detto che “Sul Recovery, risorse non se ne riceveranno direttamente come Provincia, forse arriverà qualcosa sui fondi strutturali perché c'è la questione del bilancio europeo e dentro c'è una quota di fondi strutturali. Non credo che arriveranno, invece, risorse del Recovery attraverso le linee progettuali che abbiamo scritto come Provincia. Qui, quando si è capito come funzionava, si doveva seguire un'altra strada e non quella dell'elenco di progetti”. La sfida del Recovery Fund è strategica e il Trentino non può permettersi di perdere questa occasione. Per questo, vista la maggiore definizione del Piano nazionale ed una scadenza fissata che lascia ancora qualche mese di lavoro a disposizione, potrebbe essere utile rivedere le priorità indicate a settembre 2020 dalla Giunta provinciale per cercare di coordinarle al meglio con le priorità e con i cluster individuati nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, così da coordinare al meglio la strategia trentina con quella nazionale e incrementare la possibilità di vedere finanziati i nostri progetti.
Tanto premesso e viste le disposizioni in materia di attività economiche dei Capi VI dei ddl 74/XVI e 75/XVI e le disposizioni in materia di gestione del territorio del Capo VII del ddl 74/XVI,
il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta
- a rivedere urgentemente la propria proposta di Recovery Plan, in accordo con il Governo, tenendo conto delle priorità sviluppate dallo Stato nel Piano nazionale di Ripresa e resilienza e dalle risorse previste per le varie macro-aree e cluster;
- a condividere la proposta di revisione del Piano trentino con la prima Commissione del Consiglio provinciale entro 60 giorni dall’approvazione della manovra di bilancio.
cons. Alessio Manica