La montagna tra caldo e siccità
Trento, 10/03/2023
Di Alessio Manica
Quello che stiamo vivendo dall’anno scorso è un brusco risveglio dall’idea che la risorsa acqua fosse, almeno in Trentino, sufficiente e anzi sovrabbondante, una garanzia certa per abitanti, coltivazioni, imprese, usi ricreativi e soprattutto fonte inesauribile di ricchezza economica grazie allo sfruttamento idroelettrico. La cronaca ci sbatte invece in faccia lo scenario di un inverno tra i più caldi e asciutti di sempre e di un’estate che sarà probabilmente più critica di quella del 2022, con l’aggravante di scorte di neve e acqua ancora minori.
Come avvenuto l’anno scorso, molti Comuni trentini rischiano nei prossimi mesi – qualcuno lo sta già facendo ora - di dover portare l’acqua con le autobotti ai propri cittadini, con l’agricoltura in difficoltà, con i rifugi senz’acqua, con bacini e laghi svuotati e la produzione idroelettrica che crolla verticalmente in un momento in cui il tema della produzione energetica è diventato centrale nelle priorità nazionali.
Con la scarsità d'acqua i conflitti (che nel nostro immaginario fino a poco tempo fa erano confinati in paesi di altri continenti e altre latitudini...) rischiano di acuirsi, come avvenne lo scorso agosto con la deroga ai deflussi minimi vitali che voleva sostenere l’agricoltura ma che mise in allarme il mondo della pesca per i danni all’ecosistema fluviale e alla tutela della vita dei nostri torrenti. O ai conflitti competitivi tra usi civili, produttivi, ricreativi. O a quelli tra territori confinanti, ecc.
Fa pensare, amaramente, il fatto che appena due anni fa la Giunta Fugatti e la sua maggioranza si siano rifiutati di riconoscere anche per il Trentino l'Emergenza Climatica, cosa che avrebbe garantito una presa di coscienza collettiva su un problema che non è più emergenza bensì normalità.
Ora è il momento di prendere scelte forti per il futuro, partendo da una visione netta e risoluta: la non derogabilità della natura pubblica del bene acqua e della conseguente necessità di un governo saldamente pubblico dei suoi utilizzi. Diventano pertanto ancora più urgenti le questioni che pongo ormai da quando ricopro il ruolo di Consigliere provinciale. In primo luogo l’urgenza di un piano straordinario di investimento nel sistema degli acquedotti che riduca quel 30-40% di perdite che abbiamo anche in Trentino: si rinunci ad altre opere meno vitali e strategiche, perché abbiamo bisogno di migliorare - ma anche di innovare con sistemi di controllo avanzati – la rete acquedottistica trentina e di creare connessioni tra le reti. Le risorse nel bilancio provinciale si possono trovare, è una questione di scelta e di priorità. E ci sono anche già decine di progetti esecutivi già appaltabili.
In secondo luogo va affrontato con convinzione il nodo della ripubblicizzazione dello sfruttamento idroelettrico, sia per quello che riguarda la proprietà della nostra società di sistema, oggi con una forte componente privata, sia per quello che riguarda il tema delle concessioni, grandi e piccole, abbandonando definitivamente il percorso delle gare e del mercato per costruire invece soluzioni con i territori, con gli enti e con le comunità locali. Purtroppo sul tema dell’acqua, e dell’energia idroelettrica, la Giunta Fugatti ha inanellato una serie di insuccessi senza eguali e ci troviamo così ora in una situazione critica.
Anche in questo caso servono, oltre ad una netta volontà politica, risorse importanti. Resto convinto che per questa sfida si possa vincere solo collettivamente, e quindi anche agevolando l’avvio di esperienze di azionariato diffuso che possano smuovere in senso produttivo le grandi riserve private.
Un percorso certo non facile ma sfidante e qualificante per l’Autonomia che potrebbe affrontare l’urgenza del momento con una proposta forte, innovativa e fortemente partecipata dalle comunità trentina. Ci è toccato un tempo emergenziale e complesso e ci è richiesta una sterzata netta: affrontiamola con coraggio, potremmo non solo superare le difficoltà ma costruire modelli migliori per le comunità montane.