Intervento sulla relazione di legislatura del Presidente
11 dicembre 2018
Presidente, colleghi della maggioranza, la sua relazione, unitamente all’ intervento della Capogruppo su cui magari ritornerò perché ricco di spunti, conferma la grande distanza che ci separa, lo sostenevo da tempo. Durante la campagna elettorale per spiegare agli elettori che i modelli di società, di sviluppo erano diversi e distanti… ma forse dentro di me speravo il contrario: perché in gioco c’è il futuro del Trentino. Forse per qualcuno questo forte scarto è motivo di orgoglio, per me è fonte di grossa preoccupazione.
Perché in gioco c’è una terra che noi vi consegniamo con servizi e qualità di vita di livello alto, al vertice in molti degli indicatori dalla sanità all’università, dall’ambiente all’istruzione alla protezione civile. Lo ripeto noi vi consegniamo un Trentino dove si vive bene, e Lei lo sa Presidente che questo voto che vi ha premiati, e che rispettiamo, non è un voto sul merito di come sono state governate le molte competenze dell’Autonomia, non a caso gli accenti della sua relazione ben poco entrano nelle scelte passate anche magari per segnarne uno nuovo indirizzo, ma sono invece posti su pochi temi, quelli ritenuti più sensibili più remunerativi dal punto di vista del consenso.
Sommessamente mi si permetta, lo hanno già detto diversi miei colleghi, lo ripeto, questa non è una relazione di legislatura ma la coda di una campagna elettorale, per il ridotto spettro delle tematiche toccate, per quel accarezzare continuo all’elettore.
E una relazione così impostata non è assolutamente sufficiente per condurre quest’aula nella complessità della sfida che comporta l’onere di gestire l’Autonomia Trentina, così ricca di competenze così forte nel disegnare il futuro dei propri cittadini come nessun altro governo regionale se non quel sudtirolese. Onere che spetta a tutti noi, ma alla maggioranza forse un po’ di più.
Cercherò di aggiungere e a volte ripetere alcune riflessioni - osservazioni seguendo ove possibile l’ordine da Lei dato nella relazione. Alcune parti le salterò perché già affrontate dai colleghi di gruppo.
Le prime quattro pagine se ne vanno rapidamente tra il racconto del maltempo e la presentazione della Giunta, così ne restano 9 per darci qualche traccia del cammino che ci aspetta.
Le prime due pagine sul dramma del maltempo ci raccontano la giusta e condivisa riconoscenza verso i molti volontari, magari diciamo così un po’condita, e poi? Ci si aspetterebbe una conseguenza logica, il cogliere quanto successo per aprire un ragionamento… invece no. Neanche una riga di riflessione sul tema della sostenibilità o dei cambiamenti climatici, anzi. Di quel evento si racconta solo l’eroismo, la paura, il lutto ma non si accenna nemmeno a ciò che sta a monte, alla riflessione che la politica deve fare sul rapporto tra uomo e ambiente che lo circonda.
Quello che sarà tema centrale di ogni governo del pianeta nei prossimi anni, compresi quelli territoriali, ovvero il cambiamento climatico (non a caso qualcuno a elaborato quel documento patto per il clima: richieste ed adesioni durante la campagna elettorale (INSERIRE PUNTI DEL PATTO…) e con esso appunto il tema enorme del rapporto dell’uomo con l’ambiente. Raramente un governo entrante, un neo assessore all’ambiente ha avuto un migliore contesto per riflettere, per tratteggiare le proprie intenzioni, non si chiedeva di più, delle direttrici.
Partendo dalle molte buone pratiche, e politiche di questa terra in questo campo, che anche in questo può rivendicare di essere all’avanguardia. Qualcuno citava Micheli la settimana scorsa, il lavoro portato avanti da Micheli sul tema del governo del territorio nasce anche dall’evento di Stava. La natura ci offre spesso degli inneschi, magari per cambiare rotta magari per percorrere con maggiore convinzione alcune strade.
Niente la priorità globale del pianeta, e in generale ciò che attiene al campo ambientale riceve nella relazione 0 righe.
Direi di più, a pagina 7 si parla della centralità della montagna, quale ambiente “delicato”, e come naturale conseguenza logica due pagine dopo si impegna e garantisce la Valdastico, la terza corsia dinamica, la tangenziale di Rovereto e il completamento della superstrada della Valsugana e tutta quella serie di infrastrutture che la Capogruppo ha didascalicamente elencato nella scorsa seduta. Ma su questo vorrei tornare più avanti.
Passata l’introduzione sul maltempo una pagina e mezzo (il 10% della relazione…) serve per presentare e motivare la Giunta. Detta un po’ bruscamente per me poteva anche tirare a sorte dentro la sua maggioranza: è una Sua responsabilità e prerogativa la scelta della squadra di governo, capire se sarà in grado svolgere il compito impegnativo che le urne vi hanno consegnato. Ma tant’è si vede che ne sentiva la necessità.
Per ora da questi banchi possiamo condividere o meno alcune composizioni degli assessorati, spacchettamenti e accorpamenti di competenze; dalle prossime settimane avremo invece il compito di monitorarne l’operato, di esprimere con gli strumenti che ci consegna la democrazia ed il regolamento di quest’aula la condivisione o meno delle proposte che ci farete.
Sui riferimenti, le citazioni, le chiamate in causa di Kessler, Degasperi, fino a Pruner attingendo a piene mani nel popolarismo cattolico e nell’autonomismo, ha già detto il collega Zeni su quanto siano strumentali e mi permetto di sussurrare che sarebbe proprio interessante chiedere a Degasperi un commento sulle politiche leghiste e la coerenza con le “concezioni universalistiche del cristianesimo”. Ho la vaga sensazione di esserci molto più vicino io, con la mia storia di assoluta laicità, però magari sbaglio.
Al paragrafo sullo sviluppo economico si parla del ruolo di leva che devono avere gli investimenti pubblici (peccato che nella stessa pagina si esprima la volontà di un soggetto pubblico come puro regolatore…) sono d’accordo come pure sulla possibile riattivazione del debito per finanziarli, ma evitiamoci la demagogia dei piccoli appalti per le nostre ditte, perché i dati dell’Osservatorio sui ll.pp ci dicono che non è questo il problema, perché il tema degli appalti è complesso, perché anche noi viviamo di diritto europeo…
Alla voce infrastrutture Lei parla della necessità di una migliore viabilità nelle valli, Le chiedo di aggiornare il termine a mobilità perché di questa si deve parlare oggi di come muoviamo le persone non di come si spostano gli automezzi. Non sono sfumature linguistiche, implica un approccio totalmente diverso al tema. Abbiamo appena approvato una legge nella scorsa legislatura, frutto fondamentalmente di un’iniziativa popolare, e ci attendiamo che questa Giunta la attui predisponendo il Piano previsto, in quella norma c’è già molto di quello su cui si può lavorare per migliorare la mobilità in Trentino. Certo che se si danno le risposte senza analizzare tutti i possibili strumenti e scenari, ad ogni questione di mobilità si risponderà sempre “strade!”. Sempre in questo paragrafo si accenna poi al TPL con due righe due sulla “necessità di infrastrutture e mezzi moderni” e 9 sul problema sicurezza a bordo (si ricorda che in apertura di intervento le dicevo che questa relazione indugia sui temi più remunerativi…) in un programma di legislatura mi sembra curioso (è evidentemente un eufemismo) forse ci sono più questioni che riguardano il TPL: il potenziamento nelle valli, il rapporto tra ciclabilità, ferrovia, autobus, le politiche tariffarie volendo, le modalità di accesso.
Seguendo sempre la sua relazione, tra il paragrafo infrastrutture ed il tema Valdastico trovo due righe sul Cinformi (ah forse legate alla questione sicurezza trattata nel tema infrastrutture…)
Le ho trovate straordinarie, un esempio magistrale di preannuncio di doppia capriola con avvitamento. Le due righe sul CINFORMI, che peraltro credo riassorbano in questa relazione tutto il tema dei nuovi cittadini, dell’integrazione, dei migranti, dei richiedenti asilo… recitano testualmente “… ci stiamo confrontando con gli uffici competenti. Di sicuro l’eccesso di assistenzialismo e integrazione forzata verrà a finire”. Ma sapete che la ricerca ostinata di strumenti di integrazione è la motivazione per la quale l’immigrazione in Trentino ha avuto un impatto meno difficile che in altri territori? Ma voi con quali strumenti pensate di costruire la società di domani? Si autocostruirà?
Comunque le accolgo con favore, perché quel “ci stiamo confrontando con gli uffici competenti” unitamente all’inquietante seconda parte del periodo mi pare l’evidente smentita degli annunci di smantellamento lanciati ed usati in campagna elettorale. Potere della responsabilità di governare…
Passate le due righe si torna al tema infrastrutture, che come dicevo era scivolato rapidamente nel tema delle aggressioni. E qui si rende evidente cosa vuol dire infrastrutture per la maggioranza: strade. Punto e basta. Valdastico, terza corsia, supervalsugana, tangenziale di Rovereto. Elenco poi abbondantemente integrato dalla Capogruppo.
Nemmeno una riga sul tema ferrovia, che pure interessa molte parti del Trentino dal Garda alla Valle di Fiemme, o sul TAV/TAC: è vero che la relazione non può parlare di tutto ma dei temi più rilevanti si, piuttosto si tralascia qualche aneddoto. In questa legislatura il Trentino dovrà ragionare su come farsi attraversare da quest’opera con risvolti trasportistici, sociali, economici, e ambientali enormi. Niente, uno dei grandi investimenti europei scompare dal programma di legislatura del Trentino, d’altronde se si impegna tutta l’energia ad immaginare strade.
Su sanità, scuola, ricerca, lavoro hanno già parlato i miei colleghi. Volevo dirle però che nella relazione si fa un ragionamento condivisibile sull’autonomia della scuola anche con l’idea del ripristino della figura intermedia del provveditorato, ma poi il primo atto è un invito con tanto di lettera ai dirigenti su crocefissi e presepi…
Io non perderò molto tempo su questa questione, tanto è imbarazzante quanto evidente lo scopo di attirare li il dibattito per non parlare d’altro, dei temi che trovano spazio (pochi per la verità) nella relazione e dei molti che mancano.
Vado piuttosto a due partite pesanti come il rinnovo della concessione dell’A22 e la Valdastico. Il rinnovo della concessione è una partita complessa e centrale per il Trentino sulla quale dobbiamo impegnarci tutti, che ha riservato e riserva sorprese e difficoltà. Il dossier sta diventando complesso e diventa difficile giudicare dove sia oggi la strada migliore per il Trentino, seguendo la sola cronaca giornalistica, per questo abbiamo chiesto una seduta o un punto dedicato alla questione. Lasciando a quel momento un dibattito più puntuale una cosa mi permetto di dire: non si dica che la partita è chiusa per scelte della Giunta precedente, in particolare sulla sede: perché come Lei sa la GP non ha deliberato a favore della sede bolzanina della newco quindi la cosa non è fatta. Lo dico perché quel suo rimarcare l’inopportunità della delibera regionale che invece la approva, critica che nel merito può starci, mi pare tesa a poter dire che non si può più fare nulla. Magari è un mio timore, ma come Lei mi ha insegnato dai banchi dell’opposizione un po’ di malizia ci può stare ed è facile capire che una battaglia fino in fondo su questa questione di certo non aiuta la presenza della Lega nella Giunta Provinciale di Bolzano…, detta in altro modo una desistenza dicendo che ormai è fatta potrebbe aiutare. Ma io so che non è così perché le sue uscite pubbliche sono state nette, e perché come le ho detto la cosa non è formalmente fatta. Confido quindi nella sua fermezza.
Proseguo sulla questione mobilità con la Valdastico (citando Kessler a sproposito), con la Valsugana a 4 corsie (così assieme alla Pirubi diamo al Veneto ben due belle strade per scaricare traffico nelle nostre Valli), con la tangenziale di Rovereto. Due prime osservazioni: la Valdastico non ridurrà il traffico in Valsugana se non residualmente (con la terza corsia poi…) e se Kessler fosse qui probabilmente farebbe altri ragionamenti: non si può pensare al Trentino tra 20 anni appoggiandosi alle visioni di 50 anni fa. Vuol dire non leggere il nostro tempo. Può proporre a quel punto anche un aeroporto in ogni valle visto che erano nel PUP immaginato da Kessler…
Qui mi permetto una digressione sull’intervento della Capogruppo, un intervento molto puntuale, molto pratico, che non posso non riprendere per alcuni passaggi curiosi e preoccupanti. Ha parlato di terza corsia, ma il suo Presidente ha parlato di dinamica, ha parlato della necessità di lanciare una nuova infrastrutturazione partendo dalla strutture aero portuali (ho capito bene?), giustamente ribadisce che la Tav sarà pronta tra dieci anni e parla della necessità di potenziare la A22 con la terza corsia ma quanto pensa ci vorrà per fare questo, e poi sa che da Bolzano in su siamo su viadotti?
La parte più preoccupante l’ho però trovata quella dove si immagina di fatto una viabilità ad alto scorrimento fino a Storo, prolungando la bretella di Mori fino a San Giovanni e poi con una nuova viabilità tra Riva e la Valle del Chiese. Questa roba girava quaranta anni fa, tant’è che si parlava con una metafora di una farfalla crocefissa, che rende molto l’idea dei benefici per il Trentino. Ovviamente il fatto che, nelle fantasie, le paghino altri rende per qualcuno queste proposte altamente appetibili.
Un punto di contatto l’ho però trovato quando si parla di treno delle Dolomiti. Come ho trovato interessante la proposta di ridare competenze alla regione, ma mi viene da dire: perché non fate un accordo di governo su questo ora che state formando assieme la Giunta in Sudtirolo.
Ritorno alla Valdastico, come Lei sa io sono fermamente contrario alla Valdastico, come lo è il mio partito, riassumo qua alcune motivazioni tra quelle che continuo da anni a ripetere senza ottenere sostanziali confutazioni nel merito salvo generici le strade portano progresso.
“La Valdastico non servirebbe a collegare il territorio veneto - una parte peraltro - con quello trentino, o a creare virtuose sinergie tra i due sistemi territoriali; serve per attraversare il nostro territorio e per accelerare il transito delle merci da e verso il Veneto in direzione nord e viceversa. Il collegamento consentirebbe infatti un risparmio di circa quaranta minuti rispetto al passaggio per Verona, e determinerebbe quindi un aumento del traffico – soprattutto pesante - sulla già sovraccarica Autostrada del Brennero. Proprio per la saturazione di quest'arteria, per i suoi impatti sull'ambiente e sulla salute, per l'ambizione di non seguire modelli altrui ma costruire con originalità un futuro compatibile con la fragilità ambientale ed ecosistemica della nostra terra (alta), la Provincia Autonoma di Trento ha da tempo deciso di investire sul trasporto intermodale, sul potenziamento della rotaia e sul trasferimento di merci da gomma a ferro, anche con il progetto europeo del tunnel del Brennero e della TAC/TAV.
Siccome questo è il tempo delle scelte, soprattutto di quelle coraggiose, riterrei quantomeno schizofrenico investire miliardi di euro in opere ferroviarie di tale portata, sopportarne gli inevitabili costi e criticità, per poi aprire una nuova arteria su gomma e intasare ulteriormente quelle esistenti. Se si decide - e lo si è già deciso - di puntare sull'intermodalità, sul potenziamento della ferrovia, sulla mobilità sostenibile ecc., bisogna anche creare le condizioni materiali perché questa funzioni e non si riduca a mero proclama.
Va anche sfatato il mito secondo cui la Valdastico migliorerebbe la situazione della Valsugana, arteria oggettivamente critica ma per la quale esistono già importanti progetti, non ultimo l’elettrificazione della ferrovia. Uno studio commissionato dalla Comunità della Valsugana all'Università di Trento nel 2012 ci dice infatti, numeri alla mano, che solo il 13% del traffico della Valsugana è determinato da flussi di attraversamento dal Veneto al Trentino, mentre il resto sono flussi interni alla valle. Il beneficio della Valdastico sarebbe quindi minimo.
Altri ci ricordano che la Valdastico, come tutte le strade, porterebbe sicuramente progresso e benessere. Posto che oggi sarebbero auspicabili riflessioni più complesse rispetto a modelli di sviluppo novecenteschi, credo che siano altre le infrastrutture che possono portare progresso e benessere al Trentino. Penso alla grande sfida delle opere ferroviarie, tanto sull’asse del Brennero quanto verso il Garda e attraverso le Alpi e le Dolomiti; le infrastrutture immateriali, a partire dalla grande sfida della fibra ovunque; penso alle reti della conoscenza. Non saranno le gare d’appalto per la Valdastico a far crescere il Trentino, e nemmeno il transito di più camion, che per dirla con il sociologo Aldo Bonomi sarebbero solamente un flusso che impatta sui (nostri) luoghi, senza possibilità di governarlo e trarne vantaggi. La competitività dei nostri prodotti non può dipendere da mezz’ora in meno di strada verso il Veneto, ma dalla loro identità, qualità e riconoscibilità; la stessa che sarebbe a mio parere compromessa dall’ennesima opera poco coerente con il nostro modello di sviluppo alpino (e non padano).
A proposito di Garda, qualcuno perora l'uscita della Valdastico a Rovereto “per sostenere l'economia turistica del Garda”. Peccato che questo territorio si stia interrogando su come ottimizzare l'asse con la zona tedesca sviluppando la rotaia e la viabilità ciclopedonale, in coerenza con l'offerta "sportivo-ambientale" che è diventata il suo straordinario valore competitivo. A che serve accorciare di mezz'ora l'arrivo dal Veneto?
Sorvolo sui flussi veicolari previsti dalla Serenissima sulla Valdastico che la rendono, carte alla mano, finanziariamente insostenibile.
Il Veneto probabilmente qualche interesse in più verso la Valdastico lo ha, altrimenti non si spiegherebbero i continui, e ben poco corretti, scatti in avanti. Resto però convinto che la motivazione principale di questo progetto sia la partita del rinnovo della concessione dell'A4, che è subordinata come si sa alla realizzazione della Valdastico, e la cui redditività è tale da permettere anche di “buttare” i soldi in quest'ultima. Peccato che non è stata l'Europa a chiedere questa contropartita, ma la Serenissima; e allora perché non vincolare il rinnovo della concessione ad un investimento sulla rotaia come ha fatto A22? Perché vincolare il Trentino ad un’opera che per noi non ha alcun valore? Insistere sulla Valdastico significa non volere alzare lo sguardo sugli orizzonti lunghi della mobilità, sui quali sta investendo l'Europa e anche il Trentino.
Il Trentino che deve fare della qualità e dell'unicità il suo biglietto da visita in ogni settore, non ha nulla da guadagnare da questa vecchia opera. Non esiste uno scenario in cui il Trentino ne possa trarre beneficio, ed infatti nel documento conclusivo del comitato paritetico con Veneto e Stato la Provincia Autonoma di Trento ribadisce l'inutilità della Valdastico, sulla base non solo del proprio programma di governo ma anche degli ulteriori approfondimenti del tavolo stesso. Ben altra cosa è ragionare sulle modalità di interconnessione con il Veneto: ci sono molte “strade” innovative da percorrere”
Nutro quindi profonde perplessità anche sulla mediazione annunciata dal Presidente Rossi nel passarle le consegne e ribadita in quest’aula, banalmente perché anche se funzionasse lo scarico del traffico pesante dalla Valsugana, manderebbe comunque su Trento traffico pesante che difficilmente a quel punto salirebbe sul treno, come deve invece avvenire a completamento Tac, a Verona, proseguendo invece sull’A22 con tutto ciò che ne consegue. Orizzonte sul quale si è espresso negativamente anche il Presidente Kompatscher. Ma attendo di vedere i dati trasportistici che la supportano visto che alle ultime interrogazioni dell’aula l’assessore competente ha sempre ribadito che siamo in attesa che si dimostrino le utilità dati alla mano di quest’opera ovunque essa sbuchi.
Sui diritti con il richiamo alla sola famiglia naturale, bellamente facendo finta di non vedere la complessità della società attuale, non posso che esprimere nuovamente la grande preoccupazione iniziale ribadendo che questo modello di società non mi appartiene, che quelle righe trasmettono tanta, tanta paura. Paura delle evoluzioni della società, dei suoi colori dei suoi mutamenti. Trasmettono l’idea che invece di accompagnarle le evoluzioni della società le si possa illusoriamente semplicemente negare. Un altro dei molti muri di cui vi nutrite.
E’ forte nella lettura di questa relazione la sensazione di un collage, non un puzzle perché li i pezzi si incastrano e creano un’immagine complessiva che prima non si vedeva.
Ma in questo collage qualcuno non ha fatto i compiti: nemmeno una riga sulle competenze dell’agricoltura, del turismo, dell’energia, dell’ambiente salvo dire che sono centrali nella nostra economia. Ma se sono centrali dove sono? Non dedichiamo loro neanche due righe per dire dove andiamo?
Eppure al giorno del ringraziamento la neo assessora all’agricoltura annunciava che avreste corretto i molti errori del passato. Se ne mettevate li due si poteva parlarne, magari c’è anche qualche punto di contatto.
E l’urbanistica, il governo del territorio? Silenzio
In generale è macroscopica in questa relazione, ma che la relazione della capogruppo mi conferma essere la buona riproposizione del pensiero collettivo della maggioranza tutta, l’assenza di un modello di sviluppo, se non l’enunciazione del tornare indietro: dal Clil al Cinformi ai diritti civili, alla mobilità
Ciò detto, sarò felice se nei prossimi mesi completerete i grandi vuoti che abbiamo rilevato in molti, e saremo qui per ascoltare le proposte e contribuire, anche se è bene sapere che su alcuni temi le distanze sono profonde.
Le auguro buon lavoro Presidente, a Lei e alla sua squadra ma mi permetta di essere piuttosto prudente e preoccupato.