Interrogazione n. 4198/XVI – Qual è la diffusione degli scopazzi del melo?
Trento, 28 dicembre 2022
Interrogazione a risposta scritta n. 4198
Quali sono i dati di diffusione degli scopazzi del melo?
Sul 15esimo numero del periodico della Fondazione Edmund Mach “Terra di Mach”, di recente pubblicazione, il dott. Maurizio Bottura, nuovo responsabile del Centro trasferimento tecnologico di FEM, ha firmato un intervento dal titolo “Scopazzi e flavescenza, controlli a tappeto”.
Si legge: “Gli scopazzi del melo e la flavescenza dorata della vite sono tra le principali malattie che colpiscono i meleti e i vigneti trentini. Gli scopazzi sono causati da un fitoplasma che si insedia nei vasi linfatici della pianta e che può causare gravi danni alla produzione. Il monitoraggio del territorio da vent'anni è svolto dai tecnici FEM per rilevare l'evoluzione della patologia, che dal 2021 in alcuni areali ha visto un incremento dell'incidenza, confermato anche nel 2022. Il monitoraggio, su incarico della Provincia di Trento e in collaborazione con APOT, copre ogni anno 420 ettari di frutteto per verificare la presenza di piante affette dalla malattia. Un ruolo importante nella diffusione del fitoplasma è svolto delle psille (C. picta e C. melanoneura): per questo viene svolto anche il monitoraggio primaverile su tutto il territorio per verificare le popolazioni di questi insetti e fornire indicazioni agli agricoltori sulle modalità di contenimento.”
L’articolo prosegue parlando di flavescenza dorata e si conclude dicendo che “Per contrastare queste malattie che hanno grande capacità di diffondersi e causare danni alle produzioni, è necessario il contributo dell'agricoltore nell'estirpare le piante sintomatiche e nel contenere la diffusione degli insetti vettori. Solo se questi interventi sono eseguiti in maniera costante, precisa e diffusa sul territorio è possibile garantirne l'efficacia.”
Nell’ultimo periodo si è parlato molto della flavescenza della vite - i cui dati di diffusione sono rilevanti e preoccupanti ma che pare siano in prospettiva abbastanza sotto controllo, come emerso nel corso della 15ª giornata e tecnica della vite e del vino e dal monitoraggio fatto in campo dalla FEM e dal Consorzio di Tutela Vini del Trentino su circa 7500 ettari di vigneto, pari a oltre il 70% della superficie vitata del Trentino – meno di scopazzi del melo.
L’epidemia degli scopazzi del melo in Trentino ha avuto il proprio picco negli anni compresi tra il 2001 e il 2005, soprattutto in Val di Non ma non solo. In pochi anni, anche grazie ad un deciso intervento della Provincia, una parte significativa del meleto della Val di Non è stato riconvertito con impianti nuovi. Nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015 si è verificato un nuovo picco concentrato questa volta in Valsugana, e anche qui si è intervenuti.
Negli ultimi due-tre anni però pare si stia assistendo ad una nuova e preoccupante crescita della diffusione degli scopazzi del melo, di nuovo concentrata in Val di Non - iniziando dalle zone più alte - e in Val di Sole. E questo nonostante il diffuso intervento di estirpo e reimpianto eseguito in occasione del primo picco e poi via via in caso di necessità e l’attività di difesa integrata.
Ciò premesso,
si interroga la Giunta provinciale per sapere
1. quali sono i dati aggiornati relativamente alla diffusione degli scopazzi del melo (con riferimento al monitoraggio si chiede di fornire per gli ultimi 3 anni disponbili: n. appezzamenti controllati per Comune, % appezzamenti monitorati con presenza di scopazzi, con riferimento agli appezzamenti con presenza % di piante colpite da scopazzi, dato aggregato della % di piante interessate sul totale delle piante controllate con evidenza della distinzione tra meleto gestito con lotta integrata e bio);
2. perché il monitoraggio sugli scopazzi riguarda solo 420 ettari, pari a circa il 3,5% della superficie coltivata a melo in Trentino;
3. se ritiene che questa attività di monitoraggio sia sufficiente o se sarebbe opportuno ampliarla;
4. se si ha evidenza di comportanti negligenti da parte dei frutticoltori, come mancato estirpo delle piante sintomatiche o mancata attività di difesa;
5. se no, e in caso di dati in sensibile aumento, come si spiega il fenomeno dato anche il rinnovo negli anni scorsi di larga parte del meleto trentino;
6. se negli ultimi 20 anni la ricerca ha portato nuove conoscenze ai frutticolturi per quanto riguarda il contenimento di questa malattia oltre all'estirpo delle piante e alla difesa insetticida;
7. se la ricerca scientifica ha dimostrato che oltre alla trasmissione della malattia attraverso i vettori esiste anche una trasmissione con i contatti radicali e se ci sono ulteriori conoscenze al riguardo;
8. considerato che per le malattie fitoplasmatiche si parla "spesso" di recovery o di resilienza, se sono stati fatti studi mirati su questo argomento;
9. in caso di dati in aumento, in che modo si pensa di intervenire per rallentare la diffusione degli scopazzi.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
cons. Alessio Manica