Interrogazione n. 3401/XVI – Reintroduzione delle specie ittiche autoctone
Trento, 25 gennaio 2022
Interrogazione a risposta scritta n. 3401/XVI
Quale futuro per la pesca trentina alla luce del DM del 02/04/2020?
Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 02/04/2020, sono stati approvati i Criteri per la reintroduzione e il ripopolamento delle specie autoctone di cui all'allegato D del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone, così recependo la cosiddetta “direttiva Habitat” dell'Unione Europea e volta a regolamentare l'immissione di specie autoctone ed alloctone nelle acque italiane. Le associazioni di pescatori italiane hanno reso noto che la sopravvivenza della stagione di pesca 2022 è messa a rischio dall’applicazione della Direttiva Habitat 92/43/CEE, che limita l’immissione nelle acque di specie ittiche non autoctone. Le normative di Attuazione della Direttiva Habitat, il D.P.R.357/1997 e il D.M. 2aprile2020 annoverano fra le specie non autoctone talune specie ittiche in realtà da molti anni presenti e allevate in Italia, fra cui trote fario, trote lacustri, salmerini, coregoni, barbi. Tale implementazione mette in difficoltà il settore della pesca sportiva ed amatoriale che conta circa due milioni di appassionati in Italia, i Campionati del Mondo Pesca a mosca 2022 assegnati al Trentino (e che ora rischiano di saltare), l’attività delle pescicolture e le aziende produttrici e distributrici di attrezzature per la pesca con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. La “direttiva habitat” considera alloctone le specie di pesci la cui presenza non sia documentata da prima del 1500. Ciò che più crea apprensione è che da anni le specie ora vietate sono integrate nell’ecosistema ittico italiano e che quindi l’impatto della regolamentazione sulla pesca sportiva avrà effetti negativi sia sulla biodiversità ittica, sia sul settore turistico-ricreativo e sul relativo indotto. Come dichiarato dai pescatori trentini di conseguenza “gran parte del materiale biologico oggi esistente verrebbe considerato illegale. Tanto per dare un’idea se il concetto venisse applicato ai palazzi storici del patrimonio culturale italiano probabilmente gran parte di essi dovrebbero venir abbattuti o in parte abbattuti per le modifiche subite negli ultimi secoli”. Molte delle specie locali, come trote fario, le trote lacustri, i salmerini, i coregoni e i barbi non potranno quindi più essere allevate ed immesse nelle acque trentine. A tal proposito Fabio Arnoldi e Stefano Martini, rappresentanti delle Associazioni di pesca trentine, hanno dichiarato che “le associazioni attraverso il volontariato hanno speso enormi energie per gli incubatori di valle e le pescicolture per crearsi dei parchi riproduttori importanti di qualità attraverso i quali autoprodursi novellame da immettere nelle proprie acque. Da molto tempo, e prima di molte istituzioni e organi tecnico scientifici, i pescatori trentini hanno saputo darsi regole e limiti sia nello sfruttamento, sia nella gestione attiva del variegato patrimonio itti-faunistico del Trentino una delle regioni d’Europa tuttora più preziose per la tutela della biodiversità ittica.” Fabio Arnoldi, presidente della Federazione dei Pescatori Trentini, ha inoltre dichiarato che “in base a uno studio dell’associazione italiana ittiologi, la trota fario viene considerata specie non autoctona. In Trentino, la normativa sulla gestione delle specie ittiche è all’avanguardia e prevede già una gestione razionale delle acque, con l’individuazione precisa delle zone di semina dedicate esclusivamente o alle trote fario o alla marmorata. La fario, nei numerosissimi torrenti e ruscelli del Trentino, dove risulta più adatta a insediarsi, è spesso l’unica specie presente da tempo immemorabile. Di conseguenza, la fario è la trota più ricercata e apprezzata dai pescatori, che non potrebbero nemmeno immaginare un ruscello che ne fosse privo. Il fatto di non poter più immettere la fario nelle nostre acque rappresenterebbe sicuramente un grave danno per tutto il movimento della pesca sportiva, sul quale il Trentino ha investito molto negli ultimi anni. Le conseguenze della mancata gestione della trota fario comportano la perdita, da parte delle associazioni di pescatori, di numerosi iscritti. Per questo ci siamo già incontrati con gli uffici provinciali competenti, che stanno provvedendo a realizzare uno studio del rischio da presentare al competente Ministero per ottenere la deroga che possa consentire la gestione della trota fario, come da tradizione”. In data 06/08/2021 il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha risposto all’interrogazione parlamentare 4-05231 dicendo che “Per quanto riguarda il quadro normativo di riferimento, il decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102, ha modificato e integrato il precedente decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, ribadendo il divieto di immissione in natura di specie non autoctone, introducendo una possibilità di deroga, successivamente dettagliata con il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 2 aprile 2020, "Criteri per la reintroduzione e il ripopolamento delle specie autoctone di cui all'allegato D del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone". Come specificato all'art. 2, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, le eventuali richieste di deroga possono essere avanzate su istanza delle Regioni, delle Province autonome di Trento e di Bolzano o degli enti di gestione delle aree protette nazionali, e possono essere autorizzate da questo Ministero, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero della salute, previo parere del Consiglio SNPA, per motivate ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali e, comunque, in modo che non sia arrecato alcun pregiudizio alla fauna e alla flora selvatiche locali. Al fine di chiarire l'ambito di applicazione del decreto ministeriale citato, è stato istituito, presso questo Ministero, un apposito tavolo tecnico a cui partecipano rappresentanti dello stesso Ministero, del Ministero della salute, del Ministero delle politiche agricole, di ISPRA, delle Regioni e Province autonome. Nell'ambito del tavolo è stata richiesta all'ISPRA una valutazione tecnico-scientifica in relazione all'origine autoctona o non autoctona delle specie di pesci delle acque dolci di interesse alieutico. È stata quindi prodotta, con il supporto tecnico-scientifico di AIIAD (Associazione italiana ittiologi acque dolci) una tabella che riporta per ogni Regione le specie rispondenti alla definizione di autoctonia, adottando la nomenclatura più recente e aggiornata, nonché accettata dalla comunità scientifica. La tabella è stata presentata alle Regioni nel corso di due diversi incontri, ed è stata modificata e integrata tenendo conto sia di quanto emerso in tali occasioni e sia delle informazioni fomite dalle Regioni stesse.” Lo scorso novembre su iniziativa delle Associazioni dei pescatori trentini è stato organizzato a Milano il convegno “Specie alloctone ed autoctone, il mondo della pesca si riunisce per definire una posizione unitaria”, a cui erano presenti molti rappresentanti di Stato e Regioni, compresa l’Assessora trentina Giulia Zanotelli. A seguito di quell’incontro alcune Regioni hanno chiesto al Ministero delle specifiche deroghe, come nel caso della Lombardia per l’immissione in alcuni corsi del lavarello. In data 4 novembre si è tenuto il Comitato pesca, organo consultivo provinciale che rappresenta tutte le componenti della pesca, dell'ambiente e fauna e si è fatto il punto della situazione. Nell'occasione sono state confermate tutte le disposizioni governative e i tempi di attuazione. Le Associazioni dei pescatori hanno presentato una richiesta scritta alla Provincia, nella quale si legge che "chiediamo e pretendiamo dall'Assessore competente e dal Servizio foreste fauna della Provincia autonoma di Trento di avere precise indicazioni per iscritto entro il mese di novembre circa la destinazione del materiale ittico non autoctono oggi presente negli impianti delle associazioni di pesca trentine. Precisiamo che il materiale prodotto nei prossimi mesi non sarà possibile inserirlo in ambiente entro la fine del corrente anno." Si legge inoltre che in subordine “le associazioni di pesca trentine avvieranno al loro interno una valutazione, alla luce delle nuove disposizioni, per verificare il permanere delle condizioni necessarie ad una corretta prosecuzione nella gestione delle acque provinciali e della fauna ittica, in sostituzione del proprietario, anche in previsione delle minori risorse economiche che molto probabilmente non ci consentiranno di mantenere l'attuale organico di personale, per primo quello non sostenuto con contribuzione provinciale." A fine 2021 nella legge di bilancio 2022 dello Stato è stato inserito l’art-157-bis rubricato “Adeguamento al divieto di immissione di specie ittiche alloctone di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357”. Il nuovo articolo prevede lo stanziamento di 150.000,00 € per il 2022 e per il 2023 ma soprattutto stabilisce che al fine di “analizzare le condizioni che determinano il divieto di immissione di specie ittiche alloctone di cui all'articolo 12 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, è istituito presso il Ministero della transizione ecologica il “Nucleo di Ricerca e Valutazione” composto da rappresentanti del Ministero della transizione ecologica, dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, da SNPA/ISPRA e da una rappresentanza di 6 persone delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano per un massimo di 12 rappresentanti, operativo fino al 31 dicembre 2023. Al fine dell'adeguamento al divieto di immissione in natura di specie non autoctone, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano conformano i rispettivi sistemi di gestione ittica entro 180 giorni dalla conclusione dei lavori del nucleo di valutazione di cui al comma 1 consentendo l'immissione delle sole specie riconosciute come autoctone dalle rispettive carte ittiche. L'articolo, infine, stabilisce che tenuto conto dei lavori del nucleo di ricerca e valutazione, sentite la conferenza StatoRegioni ed ISPRA, con Decreto del Ministero della transizione ecologica sono definite le specie ittiche d'acqua dolce di interesse alieutico riconosciute come autoctone per regioni e bacini.” L'articolo di cui sopra consentirebbe quindi di tenere in considerazione per l’immissione di specie alloctone le singole carte ittiche delle Regioni o province autonome attraverso una valutazione in merito che dovrà essere effettuata dal “Nucleo di Valutazione e Ricerca”. In Trentino i pescatori sono concessionari per conto della Provincia delle attività di allevamento ed immissione, fatte in appositi incubatori per poi procedere con l’immissione nei torrenti, attività questa che vale diverse centinaia di migliaia di euro. La stagione riproduttiva è ormai avviata e i pescatori parlano di 4,5 milioni di uova e avannotti solo di trota fario che prossimamente dovrebbero essere immessi nelle acque libere. Cosa questa che risulta però impossibile senza un’adeguata copertura normativa o con atto amministrativo, che alcune Regioni pare stiano adottando mentre in Trentino no. I tempi previsti dalla previsione normativa statale sembrano incompatibili con la tutela degli investimenti già fatti dai pescatori trentini, che sono quindi in attesa di una urgente risposta della Provincia. Alla luce della situazione incerta pare essere a forte rischio anche l’ambizioso progetto per la valorizzazione della pesca nel corso dell’Avisio presentato dalla Magnifica comunità di Fiemme e sostenuto dalla Provincia. A tal proposito l’Assessora Zanotelli ha però dichiarato che “sembra un azzardo voler sospendere un progetto ambizioso a fronte di un’incertezza per la quale si avrà a breve una risposta.”
Tutto ciò premesso,
si interroga la Giunta provinciale per sapere
- qual è la situazione aggiornata con riferimento alla fattispecie su descritta;
- cosa ha fatto la Giunta per ovviare alle problematiche conseguenti all’adozione del DM 02/04/2020;
- se la Provincia Autonoma di Trento ha richiesto una o più deroghe al Ministero;
- se sono state fornite alle Associazioni pescatori entro la data richiesta le precise indicazioni relative alla destinazione del materiale ittico non autoctono oggi presente negli impianti delle associazioni di pesca trentine;
- in che modi e tempi si pensa di intervenire a tutela del settore ed in particolare delle associazioni dei pescatori trentini e della pesca sportiva;
- se ci sono novità in merito ai lavori di valutazione effettuati dal “Nucleo di Valutazione e Ricerca” previsto dalla legge di bilancio dello Stato;
- se è confermato l’appuntamento del Campionato del Mondo Pesca a mosca 2022;
- se il progetto per la valorizzazione della pesca nel corso dell’Avisio presentato dalla Magnifica Comunità di Fiemme è confermato o no.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
cons. Alessio Manica