Alessio ManicaAttività Politica Interrogazioni Interrogazione n. 2657/XVI – Contributi per manutenzione muri a secco in Val di Cembra

Interrogazione n. 2657/XVI – Contributi per manutenzione muri a secco in Val di Cembra

Trento, 10 maggio 2021

Interrogazione a risposta scritta n. 2657

Quale sostegno agli enti locali e ai contadini della Valle di Cembra per la manutenzione delle aree di versante e dei muri in pietra a secco colpiti dagli eventi calamitosi del dicembre 2020?

“In Valle di Cembra - scriveva Rebo Rigotti ne La Carta Viticola del Trentino del 1932 - abbiamo il caso più tipico della Provincia, di viticoltura in collina terrazzata”. Nel più recente Dossier di candidatura al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, il comitato promotore scrive invece che “oggi al visitatore che percorre la SS612, dopo aver superato i sinuosi tornanti che salgono dalla piana rotaliana, la Valle di Cembra appare a colpo d’occhio una meravigliosa enclave contenuta dai rilievi montuosi e segnata dalla profonda incisione del fiume Avisio. Sulle ripide pendici si sviluppa una teoria continua di terrazzamenti in porfido rosso, la bella pietra locale, coltivati a vigneto e punteggiati da borghi e case sparse. L’opera secolare di coltivazione di queste erte pendici, ha prodotto un paesaggio unitario, armonico, caratterizzato da un’agricoltura promiscua dove, su piccole proprietà, era coltivata la vite quasi sempre associata ad altre colture, ortaggi e alberi da frutto, ma anche seminativi e soprattutto prati e prati-pascoli necessari al mantenimento di qualche capo di bestiame, essenziale all’economia familiare.” Da qualche mese il Paesaggio Rurale “I Vigneti terrazzati della Valle di Cembra”, candidato dal Comitato VI.VA.CE., è iscritto al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali delle Pratiche Agricole. Nella menzione con le motivazioni dell’iscrizione, si legge che “il paesaggio della Valle di Cembra si estende su una superficie di 2.243 ettari, di cui il 30% destinato alla viticoltura terrazzata. La storia della Valle di Cembra inizia in epoca preistorica ma è a partire dal periodo medioevale che l’economia locale inizia a basarsi sull’attività vitivinicola con il rimodellamento delle pendici montane a fini agricoli. Grazie alla particolare vocazione dell’area alla coltivazione della vite, è stato possibile nel corso dei secoli dare vita ad una radicata cultura enologica che garantisce, ancora oggi, la produzione di vini di alta qualità mantenendo le caratteristiche del paesaggio storico […], parte fondamentale della cultura e dell’identità della popolazione locale.” Bastano queste poche righe per far capire l’importanza che il paesaggio terrazzato della Valle di Cembra ricopre, non solo per il Trentino, e al contempo la delicatezza di questo paesaggio, anche in relazione al rapporto con le attività antropiche. Un agro-ecosistema non solo delicato ma anche precario, che impone a chi lo vive e soprattutto a chi lo coltiva un impegno costante ma anche dei costi di molto superiori rispetto a quelli di altri territori. È facile quindi comprendere quanto questo territorio così unico ma anche così fragile necessiti delle giuste attenzioni da parte dei decisori pubblici; di politiche pubbliche adeguate a garantirne al contempo la conservazione, la manutenzione e la valorizzazione; di azioni specifiche idonee a supportare chi con grandi sforzi e costi coltiva i terrazzamenti di questa Valle, facendosi al contempo anche custode e artigiano del suo paesaggio; di risorse adeguate destinate alla manutenzione di questo territorio, soprattutto a seguito di eventi atmosferici calamitosi che incidono sugli oltre 700 Km di terrazzamenti in pietra a secco della Valle di Cembra più negativamente che altrove. Come è stato con gli eventi calamitosi dello scorso dicembre 2020, con precipitazioni di quasi 100 mm di pioggia in un solo giorno, a seguito dei quali si sono verificati numerosi smottamenti e frane che hanno causato danni sia a proprietà pubbliche che private. Al fine di contare e computare questi danni, tra tutti i Comuni della Valle, con il coordinamento della Comunità della Valle di Cembra, è stata promossa un’azione di inventariazione allo scopo di analizzare la natura e le dimensioni dei danni. Da questa iniziativa sono emerse due tipologie principali di danno, smottamenti e crollo di muri in pietra a secco e richieste indennizzo per 146 interventi e circa 80 richiedenti, che hanno denunciato casi puntuali di danni subiti sulle rispettive proprietà. L’Ufficio tecnico della Comunità ha quindi proceduto ad una stima tecnica del costo complessivo dei ripristini dei danni su proprietà private verificatisi nel dicembre 2020. Nel calcolo, per i muri si è fatto riferimento al valore utilizzato nei bandi per il recupero territoriale della Comunità, che prevede un indennizzo pari ad €/mq 126,00 mentre per gli smottamenti si sono distinti due casi, smottamento inferiore a 500 mq, per cui il costo del danno è stato calcolato in €/mq 50,00 e l’indennizzo del 50% pari a €/mq 25,00, e smottamenti superiori a 500 mq, per i quali si è stimato un costo del danno di € 30.000,00 e un indennizzo del 50% pari a € 15.000,00. L’importo complessivo del danno è stato quindi calcolato in € 339.606,36 per il ripristino muri e € 135.387,50 per gli smottamenti, per un totale di € 474.993,86. A questi si aggiungono i danni su proprietà pubbliche, che per il solo Comune di Cembra Lisignago raggiungono i 265.000 € di lavori oltre somme a disposizione. Il danno più consistente riguarda la cosiddetta strada "Fontana", per il cui ripristino è stato stimato un costo di circa 150.000 € e per il quale è stato anche realizzato un sopralluogo con l’Ufficio geologico e prevenzione rischi della Provincia. Della vicenda sopra descritta i Comuni interessati e la Comunità hanno informato a più riprese la Provincia, chiedendo un supporto in termini economici al fine di far fronte agli smottamenti e ripristinare i muri crollati, così da rimettere in sicurezza il territorio e le aree di versante e consentire anche la piena ripresa dell’attività agricola negli appezzamenti interessati dagli eventi calamitosi e la percorrenza di tutta la rete della viabilità agricola. Dalle analisi e dalle stime d’intervento prodotte dagli uffici tecnici di Comuni e Comunità risulta evidente come difficilmente questi enti possano farsi carico da soli di coprire in tempi rapidi e certi tutte le spese necessarie a garantire il pieno ripristino delle aree interessate. Per altro, presso la Comunità della Valle di Cembra esiste già uno strumento idoneo a gestire questo tipo di fattispecie, utilizzato già negli anni passati per indennizzare soggetti privati per il ripristino di tratti di muri in pietra a secco, e del quale potrebbe quindi essere valutata la possibilità di finanziamento. Citando ancora il Dossier che ha portato all’iscrizione della Valle di Cembra nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici, “essere un viticoltore in Valle di Cembra non è facile, la fascia coltivata a vite è compresa tra 300 a 850 m s.l.m, la pendenza media dei vigneti è molto elevata, pari a 30- 40%, e tale condizione limita naturalmente le lavorazioni meccanizzate, rendendo di fatto quasi totalmente manuale la gestione delle operazioni nella vigna.” La morfologia dei paesaggi alpini “ha spinto i contadini di montagna ad addomesticare le forme del territorio modellandole alle esigenze dell’agricoltura” e un lavoro secolare e faticoso ha creato “l’immagine stessa del paesaggio alpino e ha generato forme particolari di coltivazione, come i terrazzamenti, che oggi costituiscono un patrimonio ancora produttivo e una testimonianza culturale in grado di rendere unico, ricco e attrattivo tale paesaggio”, anche in chiave promozionale ed enoturistica. Nelle aree dove l’abbandono legato alle difficoltà della coltivazione delle aree di versante è stato maggiore, abbiamo oggi un territorio mutato nei suoi equilibri e maggiormente esposto al dissesto idrogeologico, come ben descritto nei molti lavori che l’Osservatorio del paesaggio della Provincia ha dedicato al tema della ruralità e dei fenomeni di abbandono delle aree agricole. “I paesaggi terrazzati sono per loro natura poco stabili e richiedono un forte dispendio di risorse per poter garantire livelli soddisfacenti di produzione. Sono paesaggi nei quali la meccanizzazione è difficile, a volte impossibile, e dove lo sforzo fisico richiesto al contadino è ancora particolarmente elevato. Questo spiega il declino delle coltivazioni su terrazzamenti e il diffuso abbandono che le sta investendo in molte aree del territorio alpino.” Il paesaggio non è statico, ma in lento e continuo cambiamento. Ciò non può però esimere il decisore pubblico, come si legge ancora nel Dossier, “dalla responsabilità di governarne il cambiamento e di ricondurre questi contesti paesaggistici all’interno di nuove e virtuose dinamiche di valorizzazione del territorio”, programmando ed implementando “delle strategie mirate, in grado di incidere efficacemente sulle specificità delle aree rurali terrazzate, valorizzandone i caratteri di pregio culturale e paesaggistico e le specificità produttive.” A cominciare da un’opera continua, diffusa, chirurgica di manutenzione dei versanti e dei manufatti tradizionali come muri a secco, strade di accesso, manufatti per l’accumulo o lo smaltimento delle acque e piccoli ricoveri, il più possibile utilizzando tecniche costruttive e materiali tradizionali, che non ne snaturino la peculiarità e l’identità. Tutte azioni queste che come è facile capire richiedono un impegno - in termini di risorse economiche ma non solo - che non può essere demandato alla sola responsabilità dei privati e dei piccoli Comuni della Valle di Cembra. Come scritto ancora nel Dossier, “le politiche di sostegno economico all’agricoltura devono farsi carico di garantire la tutela, il recupero e la manutenzione di questi articolati sistemi di paesaggio, restituendo al contadino la tradizionale funzione di realizzatore e manutentore delle opere necessarie a garantire funzionalità ai paesaggi terrazzati” individuando “forme di finanziamento in grado di compensare il faticoso lavoro di costruttore in carico al contadino” e agli enti locali.

Tutto ciò premesso,

si interroga la Giunta provinciale per sapere

  1. se è a conoscenza della situazione su descritta;
  2. quali provvedimenti ha finora assunto per rispondere alla richiesta di supporto avanzata dai Comuni e dalla Comunità della Valle di Cembra;
  3. se, quando e come intende garantire agli enti locali della Valle di Cembra l’apporto delle risorse economiche stimate come necessarie per sistemare i danni occorsi su proprietà pubbliche e private in seguito agli eventi atmosferici calamitosi del dicembre 2020;
  4. se e quali strumenti organici intende attivare per garantire nel tempo le risorse necessarie alla manutenzione idrogeologica delle aree di versante e dei manufatti tradizionali dei paesaggi terrazzati, che costituiscono uno degli elementi identitari più preziosi e riconoscibili dei territori alpini anche in chiave di promozione turistica ed enoturistica.

A norma di regolamento si chiede risposta scritta.

Cons. Alessio Manica