Interrogazione n. 2245/XVI – Presa in carico pazienti COVID dimessi
Trento, 03 febbraio 2021
Interrogazione a risposta scritta n. 2245
Covid-19, terapie intensive e ricoveri in strutture convenzionate: quali livelli di assistenza?
Come noto, le gravi complicazioni che insorgono in una parte dei pazienti contagiati dal virus Covid-19 richiedono il ricovero degli stessi nei reparti di terapia intensiva. È altrettanto noto come questa seppur piccola percentuale di pazienti sia sufficiente spesso ad occupare quasi per intero i letti di terapia intensiva disponibili negli ospedali, causando un intasamento che, a catena, coinvolge decine di pazienti che non hanno contratto il virus ma che, per altre patologie, incidenti, aggravamenti, si trovano nella situazione di dover essere curati in simili reparti. Questa pressione comporta che quando un paziente migliora e non ha più bisogno della terapia intensiva, si proceda – in sicurezza ma rapidamente – a spostarlo in altro reparto o addirittura in altra struttura, per liberare così in tempi brevi un posto che potrebbe salvare la vita di qualcun altro. Questa procedura, necessaria e corretta, genera però un problema che è necessario affrontare con grande prudenza ed attenzione. Infatti, un paziente che esce da settimane di terapia intensiva, magari intubato e sedato, ha spesso bisogno di un percorso di recupero anche psico-motorio, tecnicamente detto di “svezzamento”, lungo e non ordinario, che richiede sovente anche il monitoraggio delle necessità neurologiche. Risulta però allo scrivente che, ad esempio con riferimento all’ospedale di Rovereto, alcuni pazienti dismessi dalla terapia intensiva siano stati trasferiti, dopo un giorno o due, anche in strutture private convenzionate, come ad esempio la clinica Solatrix. Strutture che sono però convenzionate con l’APSS per una assistenza dei pazienti di tipo ordinario, per degenze lunghe e tipicamente di altra natura, e dunque non mirata alla degenza post Covid-19 con tutte le implicazioni del caso. Una simile prassi, che rischia, evidentemente di generare uno squilibrio tra i percorsi di cura e riabilitazione queste strutture possono fornire e le necessità dei pazienti che vi vengono trasferiti, diventa viepiù delicata se – come recentemente annunciato dalla Giunta – si rafforzerà l’intenzione di appoggiarsi in modo crescente a queste cliniche private così da consentire una ripartenza accelerata dei tanti percorsi di cura che sono rimasti fermi o fortemente rallentati a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Tutto ciò premesso,
si interroga il presidente della Provincia e l’Assessora competente per sapere
- se consideri fondate simili preoccupazioni e se risponde al vero quanto descritto in premessa;
- quali strutture private attive sul territorio provinciale e convenzionate con l’APSS sono oggi attrezzate per la presa in carico di pazienti che dimessi dopo settimane di terapia intensiva, con sedazione e intubazione;
- se sia presente in queste strutture la copertura h24 di un anestesista;
- se, anche alla luce dell’annunciata volontà di appoggiarsi in modo crescente a queste cliniche private così da consentire una ripartenza accelerata dei tanti percorsi di cura che sono rimasti fermi o fortemente rallentati a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, intenda mettere rimedio alle possibili disfunzioni integrando le convenzioni oggi in essere.
A norma di regolamento, chiedo risposta scritta.
Consigliere Alessio Manica