Alessio ManicaAttività Politica Interrogazione scritta 1504/XVI – Costi delle colonie e dei campi estivi

Interrogazione scritta 1504/XVI – Costi delle colonie e dei campi estivi

Trento, 22 maggio 2020

Interrogazione scritta n. 1504

Effetti del corona virus sulla gestione e sui costi delle colonie e dei campi estivi

Tra i molti settori che necessitano di un rapido chiarimento sulle indicazioni sanitarie derivanti dall’emergenza Covid-19 per potere organizzare il servizio c’è quello delle attività ludico ricreative ed educative, lo cosiddette colonie o campi estivi. Servizio indispensabile per molte famiglie, che tra poche settimane normalmente sarebbe iniziato e che diventa necessario con il rientro dei genitori al lavoro sia esso Smart o in presenza. Al momento però regna una grande incertezza e confusione, legata soprattutto a quelle che saranno le indicazioni che la Provincia darà, posto quanto già emanato in sede nazionale. L’art 1 comma c del DPCM 17/05/2020 che stabilisce che dal 15 giugno è consentito l’accesso di bambini e ragazzi alle attività ludico ricreative ed educative (campi estivi) in conformità con le linee guida del dipartimento per le politiche della famiglia, ma dà alla Provincia autonoma la possibilità di anticipare e/o posticipare tale data. Le linee guida fissano rapporto numerico fra operatori e bambini nel rapporto consigliato di: - 1 adulto ogni 5 bambini (3-5 anni); - 1 adulto ogni 7 bambini (6-11 anni); - 1 adulto ogni 10 bambini (12-17 anni); Conseguentemente questo comporterà un incremento notevole di personale per le realtà del terzo settore che forniscono il servizio. Al tema del personale si aggancia anche il fatto che la PAT ha bloccato la possibilità di tirocini curriculari per le scuole superiori, quindi si pone un altro interrogativo sul come possano essere instaurati dei rapporti di volontariato (affiancando il personale suddiviso nei piccoli gruppi) tra giovani e realtà del terzo settore che siano controllati e “spendibili” dai ragazzi nel loro percorso scolastico. Vi è poi il tema della normativa per i buoni di servizio che prevede una specifica formazione pregressa per il personale nel rapporto di un operatore formato ogni 15 e 25 minori (in funzione della loro età) oppure uno per gruppo, ma vista la necessità di creare molti più gruppi (rapporto 1:5, 1:7 e 1:10), risulta essere impossibile per gli enti del terzo settore trovare in tempo così stretto così tanti operatori formati rispondenti ai criteri. Sempre in tema di personale qualcuno ipotizza anche la messa a disposizione del personale scolastico che non ha potuto svolgere completamente il proprio orario scolastico (es. assistenti educatori) per progetti innovativi e di sperimentazione di enti del terzo settore, ovviamente su base volontaria e con un riconoscimento. E c’è poi ovviamente il grande tema degli spazi. La gestione in piccoli gruppi che non possono entrare in contatto, comporta un aumento significativo degli spazi da dover utilizzare con conseguente aumento dei costi di gestione, pulizia e igienizzazione (obbligatoria con frequenza). Allo stesso modo c’è la necessità di fornire i dpi al personale e di igienizzare frequentemente spazi e pulire con gel igienizzante le mani dei bambini numerose volte al giorno. A fronte della situazione attuale si prevede poi un aumento dei costi assicurativi tali da permettere la copertura di una ancora più ampia casistica (già normalmente è sempre stata un’attività rischiosa perché si trova a operare su minori in spazi aperti e con attività dinamiche). Tutti costi che rischiano di ricadere sulle famiglie. A queste problematiche sugli spazi se ne aggiungono molte altre di dettaglio ma che necessitano di essere affrontate. L’uso ad esempio degli spazi aperti scolastici e la loro messa a disposizione, la semplificazione della richiesta degli spazi pubblici e l’esenzione dei costi di occupazione, etc. Si è evidenziato come queste attività forniscano un servizio di pubblica utilità, necessario a permettere a tante famiglie di poter far lavorare entrambi i genitori. Le linee guida dichiarano lo scopo di creare “opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini e adolescenti”, priorizzando quindi il diritto al gioco e alla socialità per i bambini tutti, non facendo distinzione ovviamente in funzione della condizione sociale (o lavorativa dei genitori). Va però considerata la necessità, qualora le richieste per le attività fossero superiori ai posti disponibili, di presentare dei criteri per l’accesso (disabilità, fragilità del nucleo famigliare, impegno lavorativo di entrambi i genitori). La maggior parte (forse tutti) i contributi famigliari previsti dal governo sono destinati a nuclei famigliari con entrambi i genitori lavoratori e occupati. Lo strumento dei buoni di servizio sostiene i nuclei famigliari con entrambi i genitori occupati e si basa sull’orario di lavoro della madre. La situazione reale rischia però di essere più complessa con nuclei dove un genitore è diventato disoccupato o inoccupato. Si ricorda infine la dichiarazione dell’Assessora Segnana del 20 aprile sulla possibilità di utilizzare lo strumento buoni di servizio per attività di babysitting presso il domicilio evidenziando che solo il 15 maggio è stato inviata richiesta di adesione agli enti accreditati. Rimangono poi nelle nebbie tutta un’altra serie di questioni operative.

Tutto ciò premesso si interroga la Giunta per sapere

  1. In relazione alla data di inizio delle attività tale data, cosa ha intenzione di fare la PAT?
  2. In relazione al rapporto bambino operatore come intende procedere la PAT affinché il maggior costo non si traduca in un aumento di costi per le famiglie?
  3. In relazione ai tirocini informativi quali siano le intenzioni;
  4. Se verranno modificati i criteri relativi agli operatori formati per la gestione dei buoni di servizio;
  5. Se è stata valutata la possibilità relativa agli assistenti educatori esposta in premessa;
  6. Se è intenzione dell’Assessorato intervenire finanziariamente per sostenere i costi degli spazi, della loro gestione, dei dpi, dei costi assicurativi affinché non si traducano in un aumento di costi per le famiglie;
  7. Se si prevede una modalità di supporto per i nuclei famigliari in cui un genitore è (o è diventato) disoccupato o inoccupato;
  8. in relazione al babysitting entro quale data si intenda partire, da che giorno è possibile per le famiglie utilizzare il servizio, come si prevede di controllare il rispetto delle prescrizioni previste per il personale impiegato, come si raccordano queste prescrizioni con quanto previsto per i centri estivi e le attività delle linee guida (che in realtà potrebbero già partire da lunedì 18 almeno in parte).

A norma di regolamento si chiede risposta scritta.

cons. Alessio Manica