Consiglio regionale – Intervento in merito al “ddl Acli”
Consiglio Regionale - 15/03/2017
DISEGNO DI LEGGE N. 70: Trattamento economico e previdenziale dei consiglieri e dei componenti della Giunta regionale e ulteriori misure volte al contenimento della spesa pubblica (proposta di legge regionale di iniziativa popolare)
Intervento in Aula del Cons. Manica - Resoconto stenografico
MANICA: Grazie, Presidente. Verrebbe da cercare di rispondere all'interrogativo, anche corretto, che ha posto il collega Degasperi un attimo fa. Io personalmente penso che se c'è stata quella raccolta firme a un anno dalla controriforma del 2014, chiamiamola così, non fu tanto perché quella riforma era insufficiente quanto, allora come oggi, siamo di fronte a una grandissima cesura di credibilità tra chi siede in queste aule e la comunità. Quello in fondo sarebbe il nodo su cui dovremmo interrogarci o essere chiamati a riflettere. Non credo sia tanto la bontà del parametro di attualizzazione che abbiamo applicato al tempo, che pure ha denotato la sua fragilità negli ultimi sviluppi, ma credo che il problema sia molto più profondo. Dico questo perché nel trattare questo ddl ritengo ci siano due aspetti da considerare. Il primo è il merito delle proposte puntuali dell'articolato e l'altro è dove questo ddl origina, in che contesto sociale, che non è peraltro mutato da allora. Parto dal merito di questo ddl. Il gruppo del Partito Democratico, al pari mi sembra della maggior parte degli interventi sentiti in quest'Aula, ha profondi dubbi se non 55 contrarietà sulle proposte puntuali che in esso sono contenute e cerco anche di elencarle. Partirei da quella più discussa, la riduzione delle indennità a € 7.500. Credo che nessuno di noi abbia problemi a lasciare sul tappeto € 1.000, non è questo il tema, siamo tutti coscienti di vivere in un'epoca storica che chiede grande responsabilità, un'epoca di crisi che dura ormai da dieci anni, quindi non credo sia una questione del quanto, però c'è un grosso vulnus all'origine di questa proposta. Credo sia necessario e ora che questa terra, che la comunità attraverso i corpi sociali, che la politica, cerchi di riflettere su quello che è il valore del consigliere, il valore del suo ruolo e la responsabilità che a questo è chiesta, quello che in qualche modo credo abbia posto sul tavolo il collega Borga con il suo ddl. Noi crediamo che prima di stabilire una cifra forfettaria, visto che ognuno potrebbe avere in testa una cifra diversa, un disegno di legge che vale per il futuro dovrebbe dire a cosa paragoniamo questo ruolo. Provocatoriamente qualcuno diceva ieri in Conferenza capigruppo: che cosa siamo noi? Un ruolo che merita il triplo dello stipendio di un operaio, che merita lo stipendio di un dirigente medico? Io credo che la comunità dovrebbe cominciare a interrogarsi su questo perché, se dobbiamo mettere mano a ciò che sta attorno al ruolo del consigliere, dobbiamo partire nel parametrarlo a qualcosa, nel riflettere su quale sia il suo valore. Una previsione puntuale, quindi, non ci trova d'accordo perché non confronta con gli altri territori e credo non serva spiegarlo come questa terra abbia responsabilità e competenze non paragonabili. Comunque a carico di competenze elevate siamo tra i territori più virtuosi sulla questione dei costi della politica, e questo lo dico anche per difendere gli interventi del 2012 che sicuramente sulla questione dei vitalizi non hanno trovato la miglior soluzione ma nella riduzione dei costi della politica fecero un gran lavoro, peraltro passato nel dimenticatoio. C'è poi la questione della parte contributiva. Anche sulla parte contributiva non possiamo nasconderci che la proposta che abbiamo oggi in discussione in Aula creerebbe almeno due diverse dignità del consigliere fra chi viene da un ruolo di dipendente e si troverebbe coperto nella propria posizione contributiva e chi invece, provenendo dal mondo delle professioni, si troverebbe completamente scoperto. Credo sia anche nostra responsabilità far sì che chiunque si sieda in quest'Aula abbia pari status e quindi, anche dal punto di vista contributivo, abbia la stessa copertura, sempre che vogliamo che dentro di noi ci sia l'intenzione di portare in quest'Aula uno spaccato completo della società. Se invece rinunciamo a questo e ci accontentiamo di ridurre questo ruolo solo a poche persone che lo potrebbero considerare appetibile, possiamo anche accettare una proposta di quel tipo. C'è la questione dei collaboratori e forse molto gioca il termine a loro riservato dalla stampa, quello di “portaborse”. Anche qua dobbiamo avere la forza anche pedagogica di spiegare che il ruolo del consigliere necessita di una collaborazione, necessita di competenze e di risorse umane perché noi abbiamo un ruolo diverso dalla Giunta, diverso dall'esecutivo ma un ruolo che ha una sua dignità e una sua necessità nell'equilibrio dei ruoli. C'è poi la questione dei vitalizi. Sappiamo tutti dove siamo, situazione piuttosto complicata, siamo ancora nelle aule del tribunale. Sicuramente la riforma del 2014 non si sa ancora che fine farà definitivamente ma anche qui siamo in un'Aula e dobbiamo votare dei provvedimenti che devono resistere, non possiamo permetterci errori. Sicuramente anche applicarli, ha ragione il collega Degasperi, ne stiamo però verificando l'attuazione in questi tempi, quindi aspetterei un attimo a dire che è stata una truffa la riforma 2014. Io credo, invece, sia stata coraggiosa perché lavorare in maniera retroattiva sfido chiunque a dire che è un tema facile dal punto di vista giuridico. Dal punto di vista del merito, quindi, riteniamo non condivisibile il ddl che oggi è in Aula. C'è però una cosa che sta dietro questo ddl, il messaggio che in diversi avete richiamato in quest'Aula: c'è un disagio, una lontananza, una cesura tra noi e la nostra 56 comunità. Noi crediamo che di quel messaggio, di quella solitudine della politica in qualche modo ci dobbiamo fare carico. Quello che sta dietro a quelle 10.000 firme secondo noi è questo, una richiesta alla politica di confrontarsi con la propria comunità. Questo confronto, però, può avvenire a campo libero da una proposta che è nata in maniera unilaterale. Può essere, come abbiamo proposto e lo ribadiamo, un tavolo sociale, tecnico, dove le parti sociali si siedano con la politica e sgravino anche in questo modo la politica di ragionare su se stessa. Diciamoci che un altro tema imbarazzante è che noi ragioniamo sui nostri stipendi, sicuramente è una difficoltà. Quel tavolo potrebbe essere utile a noi per spiegare cosa vuol dire fare politica, come qualcuno ha spiegato in quest'Aula, alla comunità per comprendere esattamente come sono remunerati i propri consiglieri e cominciare un po' a entrare anche nel merito. Se riuscissimo a fare quel tavolo, credo ne guadagnerebbe tutta la comunità. Nelle parole anche delle Acli di ieri mi sembra di aver compreso la coscienza che la politica, credo abbia usato queste parole il Presidente, sia il massimo dell'impegno civile che può assumere un cittadino e quindi, implicitamente, sia riconosciuta anche l'importanza di avere credibilità della politica, altrimenti come governeremo in futuro questa terra? Ribadisco che da parte nostra nel merito ci sarà un voto negativo che probabilmente sì esprimere già nel non passaggio all'articolato che, date le perplessità di fondo sugli articoli, io ritengo sia poco utile bocciare i singoli articoli. Comunque la nostra posizione sarà negativa nel merito di questo disegno di legge, però ribadiamo e proponiamo che la politica si sieda a un tavolo con le parti sociali per richiamare anche i corpi sociali alla loro responsabilità di costruire insieme a noi una credibilità complessiva di questa comunità. Se si rinuncia a questo, se si rinuncia a ridare credibilità piena alla politica, si rinuncia a ben amministrare questo territorio.
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