Biodiversità, oltre la chimica verso scelte responsabili
Alessio Manica, Consigliere provinciale e Capogruppo del Partito Democratico del Trentino
Intervento al Congresso della CIA
01/12/2016
CONVEGNO C.I.A. - BIODIVERSITA', OLTRE LA CHIMICA VERSO SCELTE RESPONSABILI
Buongiorno a tutti.
Per prima cosa ringrazio la C.I.A. per l’invito a questo importante convegno, a cominciare dal Presidente Paolo Calovi, i dirigente e tutti gli iscritti. Un saluto a tutte le autorità presenti e a chi ha deciso questa mattina di ragionare assieme su un tema tanto importante per il nostro territorio come quello della biodiversità. Essere qui è un atto di responsabilità, la stessa responsabilità richiamata nel titolo di questo convegno.
Il tema della biodiversità è centrale e strategico tanto per l’agricoltura quanto per il futuro del nostro territorio. Il termine latino Agricultura, del resto, lo dice chiaramente: si tratta della coltivazione della natura, non del suo sfruttamento. Elisabetta Foradori ce lo ha ricordato con parole efficaci: “in natura non esiste nulla di univoco, perché la natura è fatta di variabilità”.
Il passaggio da un’agricoltura di stampo familiare ad una agricoltura (spesso monocoltura) intensiva, ha da un lato portato diffuso benessere sul nostro territorio, ma ha dall’altro sancito il passaggio ad una produzione di tipo commerciale e industriale che ha impattato fortemente sull’equilibrio naturale e sulla sostenibilità del sistema. L’utilizzo massiccio di prodotti chimici di sintesi ha ridotto di molto la fertilità della terra e si è intervenuti sul paesaggio naturale e culturale con mano spesso troppo pesante. La superficie agricola utilizzabile si è così notevolmente ridotta.
Per fortuna la sensibilità degli operatori e dei consumatori negli ultimi anni è notevolmente evoluta e stiamo assistendo ad una diffusione sempre più ampia di beni agricoli prodotti in maniera sostenibile e pulita. Il Trentino in questo ha fatto molto, in primis con il protocollo di produzione integrata e con la riduzione dei prodotti chimici di sintesi. Anche il dato sull’incremento della superficie coltivata a biologico è un segnale importante, che va sostenuto ed incentivato con azioni concrete.
Le sfide che ci attendono sono enormi ed è necessario anticipare il futuro e governarlo per non correre il rischio di dover inseguire.
La sfida maggiore è sicuramente quella del cambiamento climatico, che forse sarebbe meglio chiamare “caos” climatico come suggerisce Alois Lageder. Una risposta significativa al caos climatico non può essere cercata nel maggiore impiego di tecnologie e chimica, ma piuttosto nel ritorno alle leggi della natura. Le soluzioni si possono trovare solo nella natura, non possono essere trovate contro natura. Vanno trovate nell’agricoltura biologica, nella biodinamica, nella riscoperta delle aree di versante e di quelle a quote più alte, nel recupero di terreni abbandonati ma storicamente vocati all’agricoltura, nell’innovazione produttiva e di prodotto, nella riscoperta al contempo di varietà storiche e nell’utilizzo di nuove varietà resistenti. Solo un sistema territoriale desideroso di sperimentare può vincere le sfide del futuro.
Un'agricoltura sana richiede biodiversità. Perciò credo che un’altra grande sfida per il futuro dell'agricoltura sia quella di andare oltre le monocolture, riscoprire la biodiversità, coltivare in modo diverso, più attento alla fertilità dei terreni e alla specificità dei territori. Maggiore biodiversità e un’agricoltura più pulita sono anche asset indispensabili per l’integrazione tra agricoltura e turismo, perché un paesaggio naturale e prodotti sani sono sicuramente due tra i principali elementi attrattivi del nostro territorio.
Per il nostro sistema territoriale la sfida è coniugare un nuovo modello di agricoltura con la capacità di produrre reddito diffuso, e questo può essere fatto solo attraverso la stretta e responsabile collaborazione tra tutti gli attori del sistema, a partire dalla Provincia, dagli enti di ricerca (FEM in primis), dalla cooperazione, dai piccoli produttori e da tutti gli operatori agricoli trentini. Serve insomma un approccio integrato e di sistema, perché un’agricoltura ecologica deve tenere conto della natura, del clima, del paesaggio, dell’economia, delle comunità locali, della salute ecc.
Le analisi comparative condotte su terreni coltivati in maniera tradizionale e con metodi biologici/biodinamici evidenziano in maniera forte come la fertilità e la vitalità organica dei primi sia spesso talmente ridotta da poterli definire “morti”. La riduzione della chimica passa anche per un approccio all’agricoltura più orientato a logiche produttive di tipo territoriale – produrre meno ma produrre meglio - che non industriale, dove la chimica è funzionale a forzature sul sistema naturale affinché produca oltre le sue capacità.
Nel 2016 l’Earth Overshoot Day è caduto l’8 agosto. L’8 agosto è stato cioè il giorno in cui l’umanità ha esaurito il proprio budget ecologico per un anno, vivendo i rimanenti 5 mesi dell’anno oltre i propri limiti, contribuendo all’accumulo di anidride carbonica in atmosfera e prelevando stock di risorse naturali in surplus. Questo ci fa capire come sia necessario passare urgentemente dalle parole ai fatti, dare concretezza ai molti buoni propositi, elaborare modelli di sviluppo sostenibili e compatibili con una cultura del limite che è tipica dei territori montani in generale e alpini in particolare. Per riuscire serve coraggio, lungimiranza e competenza.
Proprio la competenza credo sia l’elemento più importante per vincere queste grandi sfide. Ognuno di noi, e gli agricoltori più di tutti, devono imparare a conoscere ed interpretare la natura con autonomia di pensiero. Per questo il Trentino sta investendo più di tutti in Italia in formazione, ricerca e innovazione, perché le sfide del futuro si vincono solo innovando e diffondendo conoscenze.
In conclusione, va costruito un nuovo rapporto tra uomo e natura; e per farlo è necessario ricostruire il contatto con la natura e tornare a comprenderla nella sua portata più profonda; per essere coerenti con essa, facendo uso delle sue forze, dei ritmi, dei cicli e delle sue influenze; sviluppando un’agricoltura in grado di produrre cibo sano e nutriente, rispettoso della conservazione dell'ambiente. Il Trentino ha tutti gli strumenti – istituzionali, formativi, cognitivi, organizzativi, economici, politici – per riuscire in questo intento e governare con vantaggio le grandi sfide che l’agricoltura dovrà affrontare nel prossimo futuro.